Processo Montefibre Quater Verbania

Il IV processo Montefibre (maggio 2018-2020) ha il compito di appurare eventuali responsabilità degli ex dirigenti ancora in vita Ceriani, Mazzanti, Poletti, Quaglieri, Vannini, Varalda (†) in merito alla violazione delle normative su igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro nel periodo della loro reggenza.

Secondo l’accusa la pessima gestione del rischio amianto nello stabilimento avrebbe causato l’insorgere di numerose patologie asbesto correlate (placche pleuriche, asbestosi, tumore del polmone, mesotelioma pleurico) tra gli ex lavoratori.

Rinvio prima udienza

Nuovo rinvio, dopo quello del 30/05/2018, della prima udienza del Processo Montefibre Quater.

Dopo avere appurato che la notifica dell’udienza degli imputati Varalda e Vannini è stata firmata dai portieri degli stabili di residenza, la giudice Banci Bonamici ha disposto il rinvio al 15/02/2019.

Si sono già costituiti parte civile gli eredi di 22 vittime, CGIL, Camera del Lavoro di Novara e VCO e INAIL.
Medicina Democratica, AIEA e altri singoli hanno annunciato di volersi costituire nella prossima udienza.

Udienza del 15/02/2019

Udienza lampo. Per ragioni di economia processuale (evitare duplicati), trattandosi di identici fatti, la giudice Bonamici ha unificato il procedimento Montefibre Quater a quello contro Lugi Ceriani come richiesto dall’avv. Sassi. Il PM Mezzina ha preso atto della decisione e non ha voluto esporre nuovamente le ragioni della sua contrarietà.

Udienza del 15/04/2019

Dopo la nomina a legale di Ceriani dell’avvocato Padovani, la giudice ha dichiarato riuniti il procedimento a carico di Ceriani e il Montefibre Quater.

Alla costituzione di parte civile di alcune vittime, eredi e della CGIL nei confronti di Ceriani, è seguita quella dell’Anmil, contestata dall’avv. Sassi, con l’appoggio di tutta la difesa. Secondo Sassi la costituzione di Anmil violerebbe il principio di pertinenza e continua operatività, poiché non vi sono prove dell’azione di Anmil sia presso la Montefibre che nel Vco, e porrebbe anche un problema di natura temporale.

La giudice Bonamici, dopo essersi ritirata, ha stabilito che la richiesta di esclusione di Anmil non poteva essere accettata: l’associazione é stata riconosciuta dallo Stato come ente morale cui è affidata la tutela e la rappresentanza delle vittime di infortuni sul lavoro, opera da anni nel VCO organizzando eventi pubblici sul problema amianto e tre parti civili del processo, rappresentate al pari della ONLUS dall’avv. Mauro Dalla Chiesa, sono suoi membri.

Dunque, per la prima volta nell’ambito dei processi Montefibre Pallanza, accanto alle associazioni Medicina Democratica e AIEA, costituitesi parte civile nell’udienza precedente, e alla CGIL c’è anche l’Associazione Italiana Mutilati e Invalidi del Lavoro.

Infine la legale dell’INPS, avv. Elia Pagliarulo, ha chiesto la citazione come responsabile civile di Edison Spa, erede di Montedison, producendo della documentazione interna (una corrispondenza INAIL-Montefibre relativa ad alcune posizioni assicurative e 2 relazioni di un funzionario e di un ispettore INAIL) da cui si evince che Montedison gestiva direttamente la controllata Montefibre. Per corroborare le prove della gestione diretta di Montedison, l’avv. Laura Mara ha fornito alla giudice un verbale sindacale del 07/03/1973.

La giudice ha quindi disposto la citazione come responsabili civili di Edison Spa e Montedison.

Udienza del 09/09/2019

La giudice Bonamici ha accolto la richiesta di esclusione da responsabile civile di Edison Spa.

Udienza del 30/09/2019

L’avvocato Altana ha depositato la sua nomina a legale d’ufficio dell’imputato Quaglieri.

La prossima udienza, fissata per il 14/10 alle ore 10 (aula C settore Civile), sarà dedicata alle richieste istruttorie mentre con le successive (28/10, 18/11, 02/12, 16/12) si dovrebbe entrare nel vivo del processo.

Udienza del 14/10/2019

La giudice Bonamici ha rigettato la richiesta del PM Mezzina di mettere agli atti l’intera documentazione giudiziaria dei processi Montefibre Uno, Bis e Ter.

Udienza del 28/10/2019

Sono stati ascoltati i testimoni del PM scelti tra le parti civili.

Alcuni racconti sono riusciti a portare indietro le lancette del tempo documentando il clima interno allo stabilimento e le sofferenze patite da chi è sopravvissuto ai propri cari.

Particolarmente toccante è stata la testimonianza di Luciano Frattini, ex dipendente del reparto Nylon, visibilmente provato da una patologia asbesto correlata.
Frattini ha ricordato che nel 1977 dovette affrontare un periodo tremendo: la prima moglie, dimessasi dalla Montefibre per problemi di salute, morì “con i polmoni pieni di amianto” lasciandolo solo con 2 figli piccoli.

L’angoscia e il dispiacere per i figli è riemersa con l’evocazione dell’incidente occorso al giovane padre Serafino Zanetta, saltato in aria a 28 anni nel 1964 durante le operazioni di carico/scarico del serbatoio dell’anidride acetica.

Le risposte alle domande del PM in materia di prevenzione e sicurezza hanno evidenziato il seguente quadro:

– nello stabilimento gli operai avevano a disposizione un solo armadietto nel quale riporre alternativamente gli abiti da lavoro e quelli civili;
– i lavoratori sino al 1983 non ricevettero alcuna informazione o formazione sulla pericolosità dell’amianto;
– almeno sino al 1970 gli addetti intervenivano sulle tubazioni coibentate con MCA senza l’uso di dispositivi di protezione che non fossero guanti in amianto e con l’uso di una mazzetta;
– dopo le manutenzioni gli RCA nei reparti non erano trattati in modo a sé stante ma raccolti con scopa e paletta e buttati nella spazzatura comune dal personale di una ditta di pulizie esterna;
– i pompieri avevano in dotazione coperte in amianto;
– gli ambienti di lavoro non erano separati tra di loro e da spogliatoi e mense;
– gli abiti da lavoro erano lavati a casa dalle mogli.

Il controinterrogatorio della difesa ha messo in luce il fatto che la dirigenza decise di interrompere l’uso di coibentazioni in amianto prima che la legge lo imponesse e ha rimarcato sia l’abitudine al fumo che le precedenti e successive occasioni di esposizione lavorativa fuori da Montefibre dei lavoratori coinvolti.

L’età e la condizione di salute dei testi del PM e parte civile hanno reso essenziali i verbali dello Spresal VCO redatti in occasione della denuncia della malattia professionale da parte delle vittime.
Per le stesse ragioni il PM ha chiesto l’acquisizione agli atti delle testimonianze e delle consulenze rilasciate nell’ambito dei precedenti processi Montefibre.
Mentre la giudice Bonamici si è detta favorevole, tra la difesa si è palesata qualche perplessità: si è fatto notare che in questo modo alla giudice sarebbero state sottoposte ulteriori perizie tecniche.
La decisione è stata rimandata alla seduta del 18/11 per permettere agli avvocati titolari momentaneamente sostiuiti di esprimersi.

Udienza del 18/11/2019

Dopo che la giudice ha stabilito di acquisire agli atti le testimonianze rilasciate da alcune parti lese nei precedenti processi Montefibre, é proseguita l’analisi dei teste del PM.

L’ex dipendente Otello De Castri ha raccontato la sua esperienza lavorativa confermando il quadro generale delle precedenti testimonianze tranne che in merito all’uso delle mascherine.
Nel periodo della sua assunzione come meccanico-manutentore esterno (1969-79), pure dietro sollecitazione del suo capo, qualche volta per proteggersi dalla polvere utilizzava delle mascherine simili a quelle dei dottori.

Prima di diventare bobinatore interno della Filatura, si era occupato del montaggio dell’autoclave e del rivestimento delle tubazioni presso l’Acetato. Sopra i tubi veniva spalmato con i guanti un impasto preparato miscelando all’acqua di un secchiello una sostanza simile a gesso bianco o calce, portata su dal magazzino in sacchi di carta da 15-20 Kg.

Successivamente il PM ha interrogato alcuni medici specialisti in servizio presso ASL VCO e Maggiore di Novara e due funzionari INPS locali che si sono occupati dei casi Frattini, Calderari, Busseri, De Rizzo, Sismondi e Maddaloni.

La testimonianza del dott. Guido Baietto sulle diagnosi di mesotelioma maligno di Busseni e De Rizzo é stata così lucida e chiarificatrice, che il tentativo della difesa di minare la certezza della diagnosi con l’argomento dei marcatori immunoistochimici, ha sortito l’effetto opposto.

La dott.ssa Clelia Miceli, funzionaria in pensione dell’ INPS VCO, é stata invece sentita a proposito del tumore polmonare di Giacomo Sismondi, da lei classificato come professionale.

Concludendo il PM ha contestato l’accusa di lesioni pericolose per il caso Fodrini chiedendo la sua rivalutazione in omicidio colposo con aggravante in seguito a decesso della parte lesa.

Causa sciopero l’udienza dello 02/12 é stata spostata. Il prossimo appuntamento in aula é previsto per il 16/12.

Udienza del 16/12/2019

Assente il dott.Massera, che sarà chiamato a deporre alla prossima udienza del 13/01/2020, sono stati ascoltati quattro medici.

La dott.ssa Gabriella Traballi, specializzata in Medicina Interna, nel 2013, durante il ricovero di Antenore Busseni presso il day hospital del Castellli di Verbania per un versamento pleurico al polmone sinistro, refertò il caso di mesotelioma pleurico della vittima poi confermato in via deifinitiva.
Busseri aveva già effettuato la toracentesi, il suo liquido pleurico era stato analizzato e dopo i dosaggi era stata rilevata la presenza di marcatori del MM.

La dott.ssa Valeria De Matteis, specializzata in radiodiagnostica, nel 2012 riconfermò la presenza di placche pleuriche calcificate rimaste invariate dal 2010 nella parte civile Claudio Daverio.

In un secondo momento il PM ha sottoposto alla teste il referto della TAC del luglio 2013 di Antenore Busseni in cui si definiscono immodificati i noduli calcifici multipli associati a placche pleuriche bilaterali rilevati in occasione di un abbondante versamento pleurico con ateletassia.

Il dott. Angelo Vicaretti, nel 2014 in forze presso l’INAIL di Novara, visionando nuovamente la documentazione sottoposta dal PM sul caso di Luigi Maddaloni, ha confermato la natura neoplastica della patologia pleurica associandola ad esposizione all’amianto.

Interrogato dall’avv. Fontanella (difesa di Vannini) Vicaretti ha chiarito che in sede di anamnesi radiologica è possibile distinguere asbestosi e fibrosi idiopatica: la prima interessa prevalentemente la pleura ed eventualmente gli interstizi, la seconda non da ispessimenti, noduli, ateletassia e irregolarità pleurica.

In conclusione è giunto il turno del dott. Marino Minesi, specialista in Medicina del Lavoro e medico legale del Patronato INCA CGIL di Verbania.
Fu Minesi a segnalare il caso Maddaloni: in un primo momento INAIL diede risposta negativa poi si arrivò a una discussione collegiale, con la presenza della direttrice di sede, che riconobbe la malattia professionale.

Minesi ha ricostuito l’iter da lui seguito per stabilire se un caso di malattia professionale vada presentato all’INAIL per il dovuto riconoscimento.

Questi i principali step:

– analisi tecnica dei referti di radiografie e TAC, spirometria ed esami della diffusione alveolo capillare;
– anamnesi lavorativa;
– valutazione della probabilità di esposizione della/e mansione/i basata su dati certificati da CONTARP INAIL;
– ricerca precedenti esposizioni ad amianto in un determinato stabilimento certificate dall’INPS tramite concessione di benefici previdenziali ai lavoratori ivi esposti (a partire da 2 ff/l).

Con il Patronato INCA Minesi ha effettuato numerose segnalazioni di patologie asbesto correlate rivendicando l’origine professionale di alcuni casi di tumore polmonare prima dell’inserimento di quest’ultimo tra le malattie tabellate.

Citando i numerosi casi di placche pleuriche, tumori polmonari e MM presso lo stabilimento Montefibre di Verbania, il dott. ha reso noto che circa un mese fa INAIL ha riconosciuto l’ulteriore caso di asbestosi dell’ex dipendente G. Turra.

Udienza del 13/01/2020

In apertura di udienza la giudice ha comunicato il decesso dell’imputato Varalda con conseguente estinzione dei reati a suo carico (art.150 c.p.).

Il primo teste del PM ascoltato è stato il dott. Fabio Massera direttore della Struttura Complessa a direzione universitaria Chirurgia Toracica dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara, consulente di ASL VCO dal 2004 e membro del locale Gruppo Interdisciplinare Cure (GIC). Tra i precedenti primari del reparto di Chirurgia Toracica del Maggiore si annovera la prof.ssa Caterina Casadio.

L’Ospedale Maggiore di Novara è il centro di riferimento del Quadrante Nord-Est del Piemonte (Province di Biella, Novara, Vercelli e VCO) per le patologie polmonari neoplastiche.
In media i casi di Mesotelioma Maligno (MM) trattati annualmente sono 50, quelli di tumore polmonare 200.

Il dott. Massera ha firmato più referti relativi ai casi delle parti lese Alberto Grossi (carcinoma al polmone destro diagnosticato nel 2010), Loredana Brovelli (mesotelioma epiteloide alla pleura sinistra classificato come ICD-9CM-163 nello stadio p T1-a N0 M0 e diagnosticato nel 2011), Giglio Lorenzi (mesotelioma epiteloide alla pleura destra di origine professionale diagnosticato nel 2012), Domenico Fedrazzoli (mesotelioma epiteloide alla pleura destra diagnosticato nel 2013), Busseni Altero (mesotelioma epiteloide alla pleura sinistra diagnosticato nel 2013), Natale Zamperini (mesotelioma epiteloide alla pleura destra con TTF1 negativo diagnosticato nel 2014).

In relazione al caso Grossi l’avv. Baccaredda Boy (difesa Vannini) ha domandato al teste se il quadro delle patologie complessive di cui soffriva la parte lesa (arteriopatia arti inferiori, infarto del miocardio, neoplasia vescicale, diagnosi tumore al polmone) potesse derivare dalla sola condizione di fumatore. La risposta è stata positiva.

L’avv. Sassi (difesa Poletti) ha invece chiesto i motivi per cui nei referti definitivi dell’Ospedale di Novara alcuni marcatori immunoistochimici vengono indicati e altri no.
Il dott. Massera, dopo avere specificato che la domanda andrebbe posta al reparto di Anatomia Patologica del Maggiore di Novara, ha spiegato che per prassi l’analisi dei marcatori presenti nel liquido pleurico viene sempre effettuata poiché indispensabile alla diagnosi differenziale del MM dall’adenocarcinoma polmonare. Pertanto, seppur i suoi esiti non siano citati nei referti, giacché non utili ai fini della cura, il chirugo ne è sempre a conoscenza.
I campioni di liquido relativi a casi dubbi sono conservati per sempre in laboratorio.

Per finire l’avv. Baccaredda ha ricevuto risposta affermativa alla domanda sull’uso dell’indagine differenziale ai fini della distinzione tra tumore primitivo e metastasi.

L’udienza è proseguita con la testimonianza di 2 medici oncologi in servizio presso l’ASL VCO: il dottor Aldo Gioia, membro del GIC VCO e dipendente dell’Ospedale Castelli di Verbania, e la dott.ssa Elisabetta Garzoli, operativa in sede ambulatoriale.

In qualità di specialisti oncologi hanno il compito di comunicare ai medici curanti dei malati il programma terapeutico stabilito dal GIC VCO e i suoi possibili effetti collaterali.
Effetti collaterali che purtroppo si sono manifestati durante il primo ciclo di chemioterapie di Capotosti (tossicità) e durante la toracoscopia eseguita nel 2014 da Zamperini (enfisema sottocutaneo).

Il dott. Gioia, rispondendo a una domanda dell’avv. Sassi (difesa Poletti), ha affermato che il mesotelioma pleurico può estendersi alle zone contigue ma una metastasi epatica è molto rara.

L’ultimo teste ascoltato è stato Marco Bertelli, medico legale e dirigente di primo livello di INPS VCO, che si è occupato del riconoscimento della malattia professionale di Giancarlo Corazzini (post mortem per carcinoma polmonare), di Alberto Grossi (carcinoma polmonare) e di Sebastiano Forlastro (placche pleuriche bilaterali).

In relazione al caso Corazzini Bertelli ha spiegato che il consumo di 60 sigarette al giorno non ha inficiato il riconoscimento della malattia professionale giacché precedenti consulenze di CONTARP INAIL sullo stabilimento Montefibre di Pallanza avevano individuato tra i reparti a maggiore rischio di esposizione ad amianto la filatura Nylon dove lavorava la vittima.

Il CONTARP (Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione) è composto da ingegneri, chimici e altre figure scientifiche in grado di analizzare il ciclo produttivo dei reparti di un’azienda raccogliendo anche le informazioni disponibili presso i Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (Spresal) delle Aziende Sanitarie Locali.

In conclusione l’avv. Polizzi (difesa Poletti) ha chiesto al dott. Bertelli se fosse a conoscenza di nuovi studi sugli effetti della sinergia tra fumo e sviluppo del tumore al polmone.
Bertelli ha risposto che la sinergia è confermata da tutti gli studi, ma taluni più recenti avvalorano l’ipotesi di un effetto addittivo a discapito di quello moltiplicativo.

Le testimonianze della giornata, basate sulle domande poste dal PM, hanno fatto luce in modo chiaro e preciso sulla pretestuosità di alcune argomentazioni addotte in sede penale dalle difese per screditare la validità delle diagnosi di patologia asbesto correlata.

In Italia:

– dagli anni ’90 le neoplasie sono classificate in base al sistema ICD (International Statistical Classification of Diseases, Injuries and Causes of Death) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS);

– la stadiazione delle neoplasie maligne segue la classificazione internazionale TNM (Tumor Nodes Metastasis);

le diagnosi di neoplasia polmonare e mesotelioma maligno si basano sulle Linee Guida dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica);

gli esami per la definizione della diagnosi di mesotelioma pleurico sono RX torace, TC torace, toracoscopia con eventuale pleurodesi (polverizzazione di talco nel cavo pleurico per frenare l’accumulo di liquido da versamento), toracentesi con citologia del liquido pleurico estratto e biopsia transtoracica;

gli esami necessari per stadiare il mesotelioma pleurico sono toracoscopia con eventuale pleurodesi, TC addome, PET, valutazione mediastinica e/o laparoscopia;

tutte le diagnosi sono stilate dopo avere ricercato nel liquido pleurico dei pazienti i marcatori immunositochimici necessari a individuare il sottotipo di neoplasia polmonare (diversi tipi di carcinoma) o mesotelioma pleurico (epiteloide, sarcomatoide, misto);

i marcatori immunoistochimici non determinano la diagnosi bensì la orientano in caso di dubbio (es.: analisi differenziale tra adenocarcinoma polmonare e mesotelioma pleurico o tra tumore primario e metastasi);

l’indirizzo terapeutico dei casi di neoplasie polmonari e mesotelioma maligno viene deciso dal Gruppo Interdisciplinare di Cure dell’Azienda Ospedaliera di riferimento composto da specialisti di diverse discipline (oncologo, radioterapista, infermieri, chirurgo toracico, anatomo-patologo, esperto cure palliative, ecc.). Quando uno specialista viene a conoscenza di una diagnosi di patologia polmonare compila una scheda lo sottopone a discussione di gruppo;

nella cura del mesotelioma pleurico operabile è privilegiata la terapia multimodale che per aumentare la sopravvivenza del paziente prevede come scelta di “prima linea” la somministrazione dei chemioterpici Cisplatino e Pemetrexed (uno dei suoi nomi commerciali è Alimta). La chemioterapia può essere preceduta o seguita da pleurectomia/decorticazione o, in casi rari, da pleurectomia extra pleurica (EPP) ed eventuale radioterapia adiuvante.

Allo stato attuale delle conoscenze mediche:

la presenza di placche pleuriche o ispessimenti bilaterali in un contesto di versamento pleurico è indice di esposizione certa a polveri (amianto, caolino, ecc.) e può verosimilmente evolversi in asbestosi o mesotelioma pleurico (vedi il caso Busseni);

l’ingrossamento della parete pleurica mediastinica è un segnale di comparsa di patologia non benigna;

– campioni di versamento pleurico con siero ematico possono indicare la presenza di MM;

l’assenza o l’attenuazione del murmure vescicolare (rumore originato dalla penetrazione di aria nei bronchi) possono essere indicatori di un versamento pleurico;

dolore toracico e difficoltà respiratoria accresciuta rapidamente (dispnea ingraviscente) possono essere sintomi del MM;

– tutti gli studi scientifici confermano l’incremento delle probabilità di contrarre una neoplasia in soggetti fumatori esposti a fibre di amianto, ma non c’è concordanza sul tipo di interazione fumo/asbesto: per alcuni è moltiplicativa, per altri additiva.

La prossima udienza è prevista per lunedì 27/01 alle 10.00.

Udienza del 27/01/2020

La dott.ssa Ornella Fossati, oncologa in servizio presso l’Ospedale di Borgomanero, ha ricostruito il percorso clinico che porta alla diagnosi di microcitoma polmonare (sintomi, lastre/ tac/ biopsia/ GIC).

Nel luglio 2009, quando era in servizio presso l’ASL di Verbania, la dott.ssa Fossati curò 2 relazioni cliniche relative al caso di carcinoma polmonare di Giancarlo Corazzini.

In base alla propria esperienza la dott.ssa ha affermato che il microcitoma polmonare è causato in primis dal fumo di sigaretta, poi dall’associazione tra fumo e altri cancerogeni (amianto, berillio, ecc.).

A seguire la dott.ssa Francesca Ferrari, dirigente medico di primo livello della radiologia dell’Ospedale Castelli di Verbania, ha spiegato il referto radiologico di Corazzini da lei stilato in data 15/05/2009: il paziente presentava un addensamento polmonare vicino all’ilo con forma tondeggiante sospetta (immagine di tumefazione).

Dimensioni e sede della massa cancerosa, per come diagnosticata nel 2009, sono compatibili con il decesso del paziente avvenuto nel 2011 e sono coerenti con la diagnosi della dott.ssa Fossati.

Sempre la dott.ssa Ferrari ha commentato il referto del 05/09/2014 di Amerigo Adolfo: il paziente presentava placche pleuriche di tipo non evolutivo (calcificate) a lato di entrambi gli emitoraci (bilaterali).
Il quadro lasciava supporre che Adolfo avesse sofferto di una patologia dell’interstizio polmonare correlabile a materiali inalati durante un’esposizione professionale.

L’avv. Mattalia (CGIL e parti civili), riprendendo il referto di Corazzini del 15/05/2009, ha chiesto alla dott.ssa di specificare cosa intendesse parlando di “evidenza polmonare fortemente indicativa di un tumore primitivo”.
La dott.ssa ha spiegato che il termine primitivo sta ad indicare che il tumore è originato nel polmone e non è giunto lì da una latro sito (metastasi).

A proposito di Amerigo Adolfo l’avv. Sassi (difesa di Poletti) ha chiesto se in base ai riscontri della TAC vi fossero evidenze di fibrosi polmonari.
La dott.ssa ha risposto di no precisando che questi sono evidenziabili solo in quadri patologici avanzati. La TAC mostrava segni di enfisema potenzialmente collegabili all’abitudine al fumo.

A questo punto l’avv. Sassi, scambiando un referto su Adolfo compilato nel 2002-03 dal dott. Claudio Ferrari per un referto della dott.ssa Francesca Ferrari, ha fatto notare che nella documentazione si parlava di “pregresse lesioni flogistiche” e ha domandato se le indagini mediche successive avessero individuato tracce di corpuscoli dell’asbesto nei polmoni del paziente.

Successivamente la testimonianza del dott. Claudio Ferrari, specialista in malattie dell’apparato respiratorio e medicina del lavoro prima del pensionamento in servizio presso l’Eremo di Miazzina (VB), ha chiarito i termini della vicenda.

Il 16/09/2014 Amerigo Adolfo si era recato dal dott. Ferrari per sottoporgli i referti di una TAC già eseguita in cui si evidenziavano ispessimenti pleurici calcifici, nodulazioni intraparenchimali e ispessimenti bilaterali.

Il dottore aveva compilato una relazione per il suo medico curante in cui era riportata sia l’anamnesi lavorativa del paziente (tubista presso lo stabilimento Montefibre di Pallanza), sia la sua condizione di non fumatore. Il lavoratore aveva riferito che nello stabilimento l’amianto era presente, insieme ad altre fibre artificiali, nelle coibentazioni delle condutture.

Durante questo unico incontro il dott. Ferrari suggerì al paziente di eseguire la broncoscopia e il lavaggio broncoalveolare per la ricerca dei corpuscoli dell’asbesto ma in seguito non ebbe più sue notizie così non può dire all’avv. Sassi se gli esami suggeriti fossero stati effettuati.

In chiusura di seduta è stato ripreso il caso di mesotelioma pleurico del polmone destro di Natale Zamperini.

Rivedendo le sue relazioni del 09/05/2014 e del 18/07/2014 la dott.ssa Paola Buscaglia, oncologa in servizio prima presso ASL VCO e ora presso il COQ di Omegna, ha confermato la coerenza della diagnosi di MM basata sugli esiti della radiologia e dell’esame citologico (abbondante prelievo di liquido pleurico citrino 1800 cc).

Nel 2014 il reparto di Anatomia Patologica di Verbania era diretto dalla Dott.ssa Foscolo. Nel referto di Zamperini si parlava di microaggregati cellulari mesoteliali con caratteristiche morfologiche atipiche in microscopia. Le cellule erano state analizzate anche per la ricerca degli antigeni Calretinina, CEA, ecc.

Come da prassi, anche per questo caso, la dott.ssa aveva avuto un colloquio iniziale con il dott. Massera che insieme al GIC deve decidere se eseguire un primo talcaggio sul malato di MM.

Udienza del 24/02/2020

Gli ultimi 5 testi del PM sono stati 5 dottori e dottoresse.

La dott.ssa Marina Chiara Garassino, Responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Medica Toraco-Polmonare presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale di Tumori di Milano, ha risposto ad alcune domande sul caso di mesotelioma pleurico bifasico epiteloide sarcomatoide di Angelo Fodrini.

Se nel febbraio 2015 il MM di Fodrini fu scambiato per un sarcoma della parete toracica, nel giugno del 2015 l’effettuazione di una nuova biopsia, supportata dai risultati delle indagini istochimiche (Vimentina, Claretinana, TF1 per escludere tumore al polmone), condusse alla diagnosi definitiva di MM e il paziente fu sottoposto a pleurodesi e terapia standard con Cisplatino e Pemetrexed.

In questo frangente l’avv. Fontanella (difesa Vannini) ha lamentato l’eccessivo ricorso a domande basate su supposizioni da parte del PM.
La giudice ha respinto l’opposizione sostenendo che alla teste non era stato richiesto di fare supposizioni, bensì di interpretare i documenti medici sottoposti.

Ripreso l’esame la dott.ssa Garassino ha valutato come lungo il tempo di sopravvivenza di Fodrini dalla diagnosi iniziale (18 mesi).

I teste successivi hanno ricostruito il quadro clinico degli ultimi dolorosi momenti di vita di Luigi Maddaloni, deceduto dopo 12 giorni di ricovero presso l’Ospedale Castelli di Verbania.

La Dott.ssa Antonella Pisco, dirigente medico di medicina d’urgenza, il 23/11/2017 accertò il peggioramento delle condizioni respiratorie del paziente dopo il suo arrivo in pronto soccorso in codice giallo con un ambulanza medicalizzata (MSA) e stabilì che fosse rioverato in rianimazione.

Il giorno seguente il Dott. Stefano Nicolazzini, specialista in radiodiagnostica, dopo avere eseguito delle lastre con il paziente in posizione semi supina, stilò il referto di “dispnea ingrascente in asbestosi”.

Il 07/12/2017 alle ore 20.25 la dott.ssa Laura Grugni, specializzata in anestesia e rianimazione, annotò il peggioramento delle condizioni di Maddaloni: nel pomeriggio il paziente desaturava scendendo al 60% e rifiutava il casco ventilatorio per cui si decise di sottoporlo a sedazione in continuo con morfina.

Il dott. Carlo Maestrone, direttore della Struttura Complessa di Rianimazione e Anestesia del VCO, ricorda che i familiari di Maddaloni furono informati delle gravi condizioni del congiunto.

La Scheda di Dimissione Ospedaliera compilata in seguito a decesso riporta come diagnosi di ingresso “insufficienza respiratoria in asbestosi” e come causa di morte “insufficienza respiratoria acuta e cronica”.

Nella documentazione medica sotto esame si citava l’origine professionale dell’asbestosi poiché il caso era già stato riconosciuto da INAIL.

Durante la testimonianza del dott. Maestrone l’avv. Polizzi ha contestato il carattere divagatorio delle domande del PM. La giudice ha quindi richiamato il PM a rimanere più nello specifico.

Rispondendo all’avv. Fontanella il dott. Maestrone ha confermato che nel referto a sua firma risulta che Maddaloni venne sottoposto ad un intervento di sostituzione della valvola mitralica e seguiva una terapia anticoagulante perché affetto da aritimia cardiaca.

Sempre su richiesta della difesa di Vannini la dott.ssa Grugni ha elencato gli interventi di sua conoscenza subiti da Maddaloni: stent coronarico, bypass ortocornarico e sostituzione della valvola mitralica, resezione del colon per tumore e policistemia.

In conclusione il PM ha chiesto alla giudice di acquisire agli atti la documentazione relativa al caso di asbestosi dell’ex dipendente Montefibre Verbania Giuseppe Turra recentemente riconosciuto da INAIL (vedi testimonianza del dott. Minesi nell’udienza del 16/12/2019) e di poter aggiungere subito alla lista dei suoi teste la dott.ssa Anna Maria Foscolo, citata da almeno 3 testimoni in merito alle pratiche di corretta valutazione del MM (marcatori e protocolli).

Interpellate dalla giudice le difese hanno chiesto un termine di tempo per poter visionare la documentazione del caso Turra e 30 minuti per stabilire una posizione comune sulla richiesta di ascoltare subito la dott.ssa Foscolo.

L’udienza del 09/03 è stata sospesa causa Covid-19.

Udienze 28/09/2020 – 26/10/2020

Durante la prima udienza post lockdown è stato ascoltato in qualità di consulente del PM il dott. Dario Mirabelli che si è occupato dei casi di neoplasie amianto correlate.
Il controinterogatorio si è svolto il 26 ottobre. In apertura l’avv. Baccaredda ha depositato le lettere dei consulenti tecnici della difesa impossibilitati a venire in Italia dagli USA. 

Interrogato dall’avv. Padovani sul concetto di monoclonalità dei tumori, Mirabelli ha chiarito di fare riferimento al manuale “Principi di medicina interna” di Harrison aggiornato costantemente online. Nell’edizione del 2018 il concetto è espresso da diversi autori ma è pur sempre lo stesso del 2016. Tutti i tumori hanno origine da una sola cellula. Fattore critico discriminante tra neoplasia e iperplasia. Un tumore adulto ha già avuto 20/30 cicli di replicazione. Quando lo esaminiamo scopriamo che le cellule tumorali sono molto simili tra loro. L’analisi porta a identificare un clone dominante, così dominante da condurre alla concezione monoclonale. La nostra monoclonalità al momento della diagnosi è il risultato di una situazione intricata per cui diverse cellule si sono trasformate in molti gruppi. Uno di questi gruppi è diventato dominante. In origine il tumore non è monoclonale, lo diventa dopo quando una cellula prende il sopravvento. Le nostre attuali capacità di analisi ci dicono che se andiamo ad analizzare il genoma tumorale scopriamo che la monoclonalità apparente nasconde più di un clone. I risultati di uno studio su 600 casi hanno mostrato che la cellula dominante in certi tumori si era formata un mese prima della diagnosi (carcinoma stomaco e melanoma), in altri ancor prima. I tumori con formazione più remota sarebbero i carcinomi della tiroide.

Udienza del 25/11/2020

Il secondo consulente del PM, dottor Massimiliano Bugiani, è stato ascoltato in merito alle patologie asbesto correlate non neoplastiche.
Durante i controinterrogatorio l’avv. Sassi ha chiesto al teste se condividesse le considerazioni sul caso Maddaloni espresse dall’ingegner Nano nel corso del processo Montefibre Ter.

Udienza del 14/01/2021

È stato ascoltato in qualità di consulente del PM il dottor Pietro Gino Barberi (1953), medico del lavoro specializzato in tossicologia, ex direttore del Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro della ASL di Brescia e responsabile del Registro Mesoteliomi Maligni della Provincia di Brescia. Si occupa di amianto prevenzione e vigilanza dal 1980. È stato perito e consulente tecnico di diverse Procure tra cui quella di Gorizia oltre che consulente delle parti civili in almeno quattro processi (tra cui il processo Marina).
Il dottor Barbieri ha trattato i temi in parte anticipati dal dott. Mirabelli (mesotelioma, tempi induzione, fasi avanzamento) sia con valutazioni generali che in relazione ai casi specifici.

Udienza del 04/02/2021

L’udienza è stata dedicata all’escussione del consulente della difesa prof. Corrado Magnani.

Udienza del 18/02/2021

Dopo il controinterrogatorio del prof. Corrado Magnani da parte della difesa e l’intervento del PM, è stata ascoltata la prima tranche di testimoni (11 tra ex dipendenti e congiunti) della parte civile rappresentata dall’avv. D’Amico .

L’avv. Sassi ha prodotto alla Corte la sentenza della Cassazione relativa al processo ILVA in cui Magnani è stato consulente per la Procura di Taranto. Nella sentenza si dice che Magnani avrebbe esposto una nuova teoria sullo sviluppo del MM. Sassi ha voluto sottolineare questo dato insieme all’esito negativo del processo per la parte lesa.
In realtà Magnani ha poi chiarito di essersi limitato a mettere in ordine gli studi scritti da altri traendone un messaggio complessivo.

Interrogato dal PM sulle fasi temporali dei casi di mesotelioma maligno tra gli ex operai Montefibre, Magnani ha asserito che secondo le sue valutazioni statistiche sono quanto di più tipico. La latenza va da 47 a 71 anni. L’unica un pochino più giovane è la sig.ra Brovelli. Applicando il criterio mediano di Grengar abbiamo persone in cui l’esposizione è stata potenzialmente rilevante.

Le domande ai teste dell’avv. D’Amico si sono concentrate sulla ricostruzione dello stile di vita delle vittime e sulle condizioni di igiene e sicurezza all’interno dello stabilimento chimico di Pallanza.
Tutti gli ex lavoratori ascoltati hanno confermato il quadro precedentemente tracciato dal PM:
– il datore di lavoro non aveva informato i dipendenti sulla presenza di amianto nello stabilimento;
– i lavoratori avevano a disposizione un solo armadietto dove riporre gli abiti civili e da lavoro. Solo i più “audaci”, contravvenendo a quanto disposto dalla dirigenza, utilizzavano gli armadietti liberi;
– ci si recava nella mensa che serviva più reparti indossando gli abiti da lavoro;
– gli abiti da lavoro venivano portati a casa per essere lavati dai familiari dei dipendenti;
– le docce non erano presenti in tutti i reparti;
– oltre alle coibentazioni delle tubature di vapori e liquidi, erano presenti altri MCA come materassini, coperte, corde, guanti.

L’ex dipendente P. Righetti ha ricordato con amarezza che per ottenere i benefici pensionistici per l’esposizione ad amianto ha dovuto fare causa alla ditta poiché questa asseriva di avere perso la sua documentazione. Sempre Righetti, collega di Pomarico in filatura, ha dichiarato che non ricevette alcuna mascherina protettiva dalla ditta. Sia lui che P. Cervigni, manutentore elettronico e collega di Capotosti, non hanno mai ricevuto alcuna mascherina dalla ditta. Alla domanda del PM su se avesse mai visto preparare dell’amianto Cervigni ha risposto che lo aveva visto fare in Officinetta aggiungendo, a proposito della decina di operai che vi lavoravano per 8 ore consecutive, “sono tutti morti quelli lì”. Spiegando cosa fossero gli essicatoi (usati per asciugare acetato e polimero), il teste ha affermato che alcuni erano coibentati di amianto.

Le poche domande della difesa hanno teso ad evidenziare l’abitudine al fumo di due vittime e in un caso un’esperienza di lavoro nel settore edile.

Udienza del 04/03/2021


Vittime Montefibre Quater

  • Patologia/e: asbestosi, mesotelioma pleurico, placche pleuriche, tumore del polmone
  • Luogo esposizione: stabilimento chimico di Pallanza
  • Origine contaminazione: coibentazioni, calorifugazioni, MCA in macchinari e dpi, coperture in cemento-amianto
  • ATECO 1991: 24.7 Fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali
  • Amerigo Adolfo
  • Patologia/e o causa morte: placche pleuriche
  • Anno morte: 2017
  • Mansione: tubista e saldatore
  • Antenore Busseni
  • Patologia/e o causa morte: mesotelioma pleurico, placche pleuriche
  • Brovelli Loredana
  • Patologia/e o causa morte: mesotelioma pleurico
  • Anno diagnosi: 2011
  • Bruno Giuseppe
  • Periodo di esposizione: 1974-83
  • Mansione: addetto filatura Nylon
  • Calderari Bruno
  • Patologia/e o causa morte: placche pleuriche
  • Periodo di esposizione: 1960-1983
  • Mansione: meccanico-manutentore del reparto Stiramento
  • Capacchione Vincenzo
  • Patologia/e o causa morte: mesotelioma pleurico
  • Capotosti Silverio
  • Anno diagnosi: 2012
  • Carta Pietro
  • Patologia/e o causa morte: carcinoma polmonare
  • Clinco Sebastiano
  • Patologia/e o causa morte: placche pleuriche
  • Corazzini Giancarlo
  • Patologia/e o causa morte: carcinoma polmonare
  • Anno morte: 05/02/2011
  • Periodo di esposizione: 1970 - 85
  • Mansione: bobinatore del reparto produzione Nylon
  • Daverio Claudio
  • Patologia/e o causa morte: mesotelioma pleurico
  • Anno diagnosi: 2010
  • Periodo di esposizione: 1960-83
  • Mansione: addetto del Centro Ricerche e Controllo produzione Acetato e Nylon
  • De Castri Otello
  • Patologia/e o causa morte: mesotelioma pleurico
  • Periodo di esposizione: 1969-83
  • Mansione: meccanico-manutentore e poi bobinature della filatura Nylon
  • De Rizzo Mario
  • Patologia/e o causa morte: patologia/e asbesto correlata/e
  • Anno diagnosi: 2012
  • Anno morte: 2012
  • Periodo di esposizione: 1957-1961 / 1970
  • Mansione: tubista-saldatore
  • Fedrazzoli Domenico
  • Patologia/e o causa morte: placche pleuriche
  • Anno diagnosi: 2013
  • Anno morte: 2013
  • Fodrini Angelo
  • Patologia/e o causa morte: mesotelioma pleurico, placche pleuriche
  • Anno morte: 22/03/2017
  • Forlastro Sebastiano
  • Patologia/e o causa morte: carcinoma polmonare
  • Periodo di esposizione: 1960-81
  • Mansione: bobinatore del reparto produzione Nylon e poi addetto del Centro Ricerche
  • Frattini Luciano
  • Patologia/e o causa morte: mesotelioma pleurico
  • Periodo di esposizione: 1954-1960 / 1961-83
  • Mansione: turnista del reparto Monofilo e poi addetto del reparto Produzione Nylon
  • Grossi Alberto
  • Patologia/e o causa morte: asbestosi, fibrosi polmonare, mesotelioma pleurico
  • Anno diagnosi: 2010
  • Leonetti Vincenzo
  • Anno diagnosi: 2016
  • Anno morte: 05/2016
  • Età morte: 68
  • Periodo di esposizione: 1969-1985
  • Mansione: addetto bobinatore filatura Nylon
  • Lorenzi Giglio
  • Patologia/e o causa morte: neoplasia asbesto correlata
  • Anno diagnosi: 2012
  • Menegola Marco
  • Patologia/e o causa morte: tumore del polmone
  • Anno diagnosi: 2008 (asbestosi), 2017 (MM)
  • Anno morte: 2017
  • Età morte: 81
  • Periodo di esposizione: 1958-1985
  • Mansione: operaio filatura Nylon, centro sperimentale, presse
  • Mattinale Vincenzo
  • Patologia/e o causa morte: tumore del polmone
  • Anno morte: ?
  • Menegola Marco
  • Anno morte: 2016
  • Periodo di esposizione: 1958-1985
  • Mansione: operaio filatura Nylon, centro sperimentale, presse
  • Pomarico Pasquale
  • Patologia/e o causa morte: tumore del polmone
  • Anno diagnosi: 2015
  • Anno morte: 21/09/2017
  • Periodo di esposizione: prima del 1971-1984
  • Mansione: addetto ai forni filatura Nylon
  • Silvestri Gaetano
  • Patologia/e o causa morte: tumore del polmone
  • Anno diagnosi: 24/12/2008
  • Anno morte: 21/09/2009
  • Mansione: addetto laboratorio pompette e fusione/lavaggio polimero nel centro ricerche tessili
  • Sismondi Giacomo
  • Anno diagnosi: 2012
  • Mansione: meccanico-manutentore
  • Tonsi Angelo
  • Patologia/e o causa morte: mesotelioma pleurico
  • Zamperini Natale
  • Anno diagnosi: 2014

Processo Montefibre Quater

  • Causa penale
  • Udienza preliminare 24/01/2018 GUP Beatrice Alesci
  • Capi di imputazione: omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, violazione art.2087 del Codice Civile e di numerose norme di igiene e salubrità dei luoghi di lavoro
  • Tribunale monocratico Verbania
  • Giudice: Donatella Banci Bonamici
  • Imputati: originariamente i 6 dirigenti e amministratori in servizio nel periodo 1972-88 Luigi Ceriani, Giorgio Mazzanti, Gianluigi Poletti, Bruno Quaglieri, Carlo Vannini, Luciano Varalda (†). 5 dopo la morte di Varalda nel gennaio 2020
  • Parti civili: ex lavoratori malati, familiari di 22 ex lavoratori morti, ANMIL, CGIL, Camera del Lavoro VCO, INAIL, MD e AIEA
  • Avvocati difesa: Giovanni Paolo Accini e Tullio Padovani (Mazzanti e Ceriani), Francesco Centonze e Carlo Sassi (Poletti), Thomas Altana (Quaglieri), Marco De Luca e Carlo Baccaredda Boy (Vannini), Antonella Monteverde (Varalda), Fornari (Montefibre in fallimento)
  • Avvocati parti civili: Roberto Bertolo (vittime-eredi), Mauro Dalla Chiesa (ANMIL e vittime), Laura D'Amico (vittime-eredi), Carlo Falciola (vittime-eredi), Laura Mara (Medicina Democatica, AIEA), Giacomo Mattalia (vittime-eredi, CGIL), Elia Pagliarulo (INAIL), Paola Zanoia (Paparella ed eredi)
  • PM: Nicola Mezzina

  • RASSEGNA STAMPA

      Montefibre quater: sei persone rinviate a giudizio

    • Data: 24/01/2018
    • Fonte: vcoazzurratv.it
    • Autore: Maria Elisa Gualandris