Olimpiadi 2020, Allarme amianto a Tokio

Nel tetto del Tatsumi International Swimming Center, destinato ad ospitare il torneo olimpico di Pallanuoto, è stato ritrovato del materiale ignifugo contenente fibre di amianto.

Secondo il quotidiano Asahi Shimbun la presenza di amianto nella struttura inaugurata nel 1993, a 19 anni dal divieto d’uso della sola varietà di amianto crocidolite, non sarebbe una novità: durante un sopralluogo effettuato nel 2017 si decise di non intervenire per l’esigua quantità del materiale e per la stabilità delle sue condizioni.

In Giappone l’amianto è stato definitivamente bandito solo nel 2006 nonostante la sua lavorazione abbia provocato gravi casi di contaminazione professionale e ambientale come quello della fabbrica di condutture in cemento amianto Kubota di Amagasaki.

Nel 2005 la Kubota riconobbe la morte per mesotelioma pleurico di 75 ex lavoratori risarcendo i loro familiari con 150.000 Euro a testa. Complessivamente ad Amagasaki sono morte 600 persone tra lavoratori e abitanti.

Considerato che diversi gruppi di lavoratori nipponici esposti hanno imbastito class action contro lo Stato accusato di non averli tutelati quando già di conoscevano gli effetti dell’amianto, sorprende la mancanza di accortezza con cui è stata trattata la vicenda del Tatsumi Swimming Center anche perché ora è l’intero mondo sportivo internazionale a interrogarsi sulla sicurezza delle strutture olimpiche giapponesi.