MCA interrati presso l’Acetati di Verbania

In un articolo de La Stampa del 31/10/2018 si quantificano in 3.000.000 di Euro le spese necessarie a bonificare l’area ex Acetati, prima Montefibre, dalla presenza di metalli pesanti e amianto interrato.

Il direttore generale di Acetati ha dichiarato che dal 2010 la società ha speso 24.000.000 per la riqualificazione dell’area smaltendo 8800 t di metalli e 450 t di coibentazioni in amianto.

Stando alle indagini condotte nell’ambito dell’inchiesta che portò al primo processo Montefibre Verbania, la presenza di amianto interrato è nota alle autorità dai primi anni 2000.
Nell’udienza Montefibre Ter del 09/11/2016 il PM Nicola Mezzina ha dichiarato che, in base alla relazione del consulente Lembo, nel 2013 nell’ex Acetati erano ancora presenti 1/5 degli MCA censiti.

Nel 1988 GEPI e Mossi & Ghisolfi fondarono la Acetati Spa riavviando l’impianto dell’ex Taban (società del Gruppo Montefibre in liquidazione dal 1984) per la produzione di acetato di cellulosa. Nel 1997 fu creata Italpet.

Nei primi anni del 2000, contemporaneamente alle prime morti per malattie asbesto correlate di ex lavoratori Montefibre, esplodeva il caso dell’inquinamento ambientale provocato dalla Acetati: l’obsolescenza dei mezzi di produzione, prima di determinare, insieme ai nuovi assetti del mercato, la chiusura dell’impianto (2010), fu causa di scarichi inquinanti nel fiume San Bernardino e nel Lago Maggiore, di disagi e proteste presso gli abitanti del quartiere di Madonna di Campagna e di iniziative legali.

Basti ricordare che nel ottobre-novembre 2002, dopo un esposto di Legambiente, le autorità chiesero il sequestro degli scarichi di Acetati-Italpet per la presenza di formaldeide, cloroformio, benzene, triossido di antimonio, acetamide sopra i limiti di legge.

Ancora nell’ottobre 2012, dopo l’inizio dell’iter di bonifica da parte di Acetati, ASL VCO trovò tracce di benzene e isopropiletere nell’acqua pubblica del quartiere di Sant’Anna.