Lione Torino, Ipotesi deposito smarino a Susa. Troppo tempo e soldi per bonificare Hilles Neuves

Il nodo della bonifica e della restituzione dei terreni di Salbertrand, dove la variante della linea ferroviaria Lione Torino attualmente adottata prevede la costruzione del centro di smistamento delle terre e rocce da scavo e la costruzione della fabbrica di conci, è finalmente venuto al pettine.

Su Il Fatto Quotidiano (11/09/2020) TELT, la società esecutrice dell’opera, ammette che sono allo studio nuove soluzioni e una di queste è l’allestimento del deposito temporaneo di smarino a Susa presso l’ex pista di guida sicura.

I tempi procedurali (dai 3 ai 7 anni) per la completa caratterizzazione e bonifica della discarica Itinera di Salbertrand renderebbero impossibile rispettare il vincolo imposto dalla Commissione Europea per allungare il finanziamento dell’opera ovvero l’inizio dei lavori di scavo a Chiomonte entro fine 2021.

La questione e le sue implicazioni nel novembre 2019 erano rimbalzati dal movimento NO TAV alla stampa nazionale e poi alla Procura di Torino (esposto di Pro Natura Piemonte).

News del 06/05/2020 fonte La Stampa

Pessimo giudizio europeo sulla gestione della TAV

Il giudizio della Corte dei Conti Europea sulla progettazione e la realizzazione della Lione Torino, espresso nella Relazione speciale 10/2020: Infrastrutture di trasporto dell’UE (*) del giugno 2020, non lascia spazio a scusanti.

Il completamento dell’opera ha un ritardo di circa 15 anni. Si tratta di uno dei casi peggiori nel campione di mega progetti europei esaminati. L’efficienza del coofinanziamento dell’Unione Europea é a rischio.

Dal podcast ufficiale della Corte dei Conti Europea

Analizzando il singolo progetto Lione Torino, i magistrati europei hanno constatato che

– i lavori di completamento sono in ritardo di 15 anni,
– i benefici di rete saranno realizzati solo dopo il termine dell’opera oltre il 2030,
– le previsioni di traffico (aumento di 8 volte il tonnellagio attuale) sembrano troppo ottimistiche,
– secondo la valutazione del progetto presentata in modo unilaterale dal governo italiano nel 2018, i costi dell’opera supererebbero i benefici (valore investimento netto -6.9 miliardi);
– i costi originari dell’opera sono aumentati dell’85% (da 5.2 a 9.6 miliardi),
– l’Unione Europea ha già pagato 621.000 di Euro,
– i cittadini e le associazioni locali hanno duramente contestato l’opera per ragioni ambientali e di procedura (più di 30 cause),
– i benefici ambientali previsti in termini di emissioni di Co2 sono stati sovrastimati,
– il bacino di utenza locale dell’infrastruttura non garantisce la sostenibilità economica del progetto (poca popolazione).

Tramontata l’ipotesi che la linea ferroviaria sia completata entro il 2030, la Corte ipotizza che qualora entrasse in funzione a metà regime, le emissioni di Co2 prodotte durante la sua realizzazione sarebbero compensate dal risparmio di traffico solo 50 anni dopo.

Clima surriscaldato in Valle

Ma non sono solo l’Europa e i neo sindaci di Lione e Grenoble che ne chiedeno il ritiro, ad essere insoddisfatti del progetto del tunnel Saint Jean de Maurienne-Bussoleno.

L’ipotesi di collocare il deposito di smarino nella piana di Susa preoccupa l’Unione Montana Valle di Susa che ha denunciato l’esistenza di un accordo tra Regione Piemonte e TELT per approvare la nuova variante senza procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).

La Regione renda immediatamente pubblici i documenti sulla variante al progetto e avvi la corretta procedura di una Valutazione di impatto ambientale senza imboccare scorciatoie.

Pacifico Banchieri, Presidente Unione Montana Valle Susa, fonte La Stampa del 11/09/2020

Venerdì 11/09 l’incontro tra TELT e i sindaci della Valle previsto l’indomani a Sant’Amborgio, è stato repentinamente spostato il 16/09 a Torino con la speranza di evitare la manifestazione NO TAV “Telt non sei gradito”.

Il movimento NO TAV lo aveva già detto

Proprio grazie ai tecnici del movimento NO TAV, che il 05/09/2020 hanno tenuto un incontro informativo a Susa, è possibile approfondire alcuni aspetti del nuovo scenario di variante.

Video dell’incontro informativo del 05/09/2020 a Susa da Notav.info

Luca Giunti ricorda che il progetto originario della prima tratta del tunnel prevedeva che si iniziasse a scavare a Susa esattamente nell’area dell’ex guida sicura.

In seguito ai rilievi presentati dal Comune di Susa durante una Conferenza dei Servizi del 2015, il CIPE approvò la variante di Chiomonte per impattare il meno possibile sulla piana di Susa nonostante il suo impatto ambientale totale fosse maggiore.

A nulla valsero le contro deduzioni presentate dai tecnici dei Comuni NO TAV: già allora era evidente che la piana di Salbetrand non sarebbe stata sgomberata facilmente.

Ipotesi sulla variante ex pista guida sicura

Immagine tratta dal video Notav.info
  1. Per velocizzare l’iter autorizzativo e saltare il confronto con gli enti locali (procedura VIA) la società esecutrice del progetto Lione Torino, TELT, potrebbe far ricorso alla facoltà di autoapprovazione concessa dalla Legge Obiettivo del 2001 (governo Berlusconi).

  2. Se i terreni di Salbertrand non fossero pronti entro il 2024 al deposito temporaneo di Susa, tra il 2° e il 5° anno di scavo, giungerebbero 1.000.000 di tonnellate di smarino: 4 volte tanto il quantitativo previsto dal progetto pre Chiomonte.

  3. Visti i pochi chilometri di distanza tra Susa e Caprie e la mancanza di uno spazio ferroviario apposito a Susa, il trasporto dello smarino di risulta sarebbe dirottato sull’autostrada.

  4. I Comuni interessati dai cantieri di lavoro potrebbero essere dichiarati sito strategico di interesse nazionale e militarizzati.

  5. Per muoversi sul territorio senza chiedere autorizzazioni TELT potrebbe chiedere di far dichiarare tutti i cantieri del progetto “cantiere unico”.

Lo stato dell’opera

Da anni i tecnici NO TAV impegnati nell’analisi critica della documetazione progettuale rilevano e denunciano falle e inutili complicazioni.

Le loro testimonianze ben si sposano con la raccomandazione della Corte dei Conti Europea di pretendere analisi di progetto migliori prima di finanziare le grandi opere (*).

L’ing. Alberto Poggio per dare un’idea dello stato e dei tempi di realizzazione della Lione Torino elenca i punti salienti dell’audit della Corte dei Conti.

In 30 anni di finanziamento l’Unione Europea ha destinato alla Lione Torino 1.7 miliardi (meno del 20% del costo totale) e solo 1/3 di questa cifra è stato utilizzato dalle società esecutrici susseguitesi.

Del resto il governo italiano ha finora approvato e finanziato solo il 50% della linea e, come rimarca Giunti, la Stazione Internazionale italiana al momento è solo uno schizzo di progetto.

Lenticchie compensative

Per compensare le conseguenze ambientali e sociali della TAV il governo italiano ha promesso lo stanziamento di 89.000.000 di Euro da destinare alla realizzazione di opere complementari.

Di fatto, al momento, il finanziamanto riconosciuto è pari a 32.000.000 di Euro.

Il 04/09 la Regione Piemonte ha annunciato di avere trasmesso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’elenco delle opere complementari di priorità 2 coperte dall’importo “affinché possano così partire finalmente i lavori”.

A parere di Giunti il nuovo elenco stilato con il coinvolgimento di associazioni di categoria e datoriali non può non suscitare rabbia.

Gli amministratori locali hanno chiesto “interventi comunque dovuti in uno Stato civile. Perché se c’è da sistemare una scuola, sistemare un rio dal punto di vista idrogeologico, se c’è da portare il metano o il gas in una grande città ce lo porti indipendentemente dalla grande opera inutile”.

Sono quelle le lenticchie per le quali questo territorio si deve vendere?

Luca Giunti

In chiusura Poggio ha ricordato alle associazioni di categoria e datoriali allettate da possibili facile promesse che, non essendo dei soggetti pubblici, prima di ottenere un qualsiasi incarico dovranno vincere una procedura di appalto.


(*) Audit della Corte dei Conti Europea su 8 mega progetti di trasporto transfrontaliero da realizzare entro il 2030 in 13 Stati membri con un esborso complessivo di 54 miliardi.
Dopo avere analizzato i singoli progetti e il loro andamento la Corte ha raccomandato alla Commissione Europea di 1) far rispettare la pianificazione a lungo termine,
2) esigere analisi di progetto migliori prima di erogare finanziamenti,
3) sviluppare la decisione di esecuzione potenziando il ruolo dei coordinatori europei.