Vademecum Amianto a Scuola

  1. Che cos’è l’amianto
  2. Definizione di MCA
  3. Ubicazione dei principali MCA presenti nelle scuole
  4. Individuazione e bonifica degli MCA
  5. Gestione degli MCA
  6. Ruoli del sistema di sicurezza
  7. Segnalazioni, informazioni e supporto
  8. Indagini sulla presenza di amianto nelle scuole
  9. Quando il rischio amianto è oggettivo
  10. Patologie asbesto correlate
  11. Casi di esposizione in ambiente scolastico

Che cos’è l’amianto

Con il termine commerciale amianto (o asbesto) si indicano due gruppi di minerali silicati cancerogeni, il serpentino crisotilo e gli anfiboli fibrosi, da cui sono estratte fibre particolarmente apprezzate a livello industriale per le loro qualità ignifughe, isolanti, fonoassorbenti, di resistenza e flessibilità a fronte di un basso costo.

L’uso del tipo di amianto crisolito (amianto bianco) e degli anfiboli crocidolite (amianto blu), amosite (amianto bruno), antofillite, tremolite, actinolite è normato dalla legge italiana.

Altre forme di minerali amiantiferi presenti sul territorio nazionale, come la fluoroedenite (Sito di Interesse Nazionale di Biancavilla di Catania), la balangeroite (Sito di Interesse Nazionale di Balangero-Coiro) o l’antigorite (dal nome della Valle Antigorio) attendono un riconoscimento normativo.

La gran parte dei giacimenti di amianto planetari è costituita da miniere e cave di serpentini ofioliti (pietre verdi). Il 93% dell’amianto prodotto a livello mondiale è di tipo crisotilo, la quota restante dei tipi crocidolite e amosite.

Sino al 1992 a Balangero, nelle Valli di Lanzo (Piemonte), era operativa la più grande miniera di crisotilo d’Europa.

Gli affioramenti più significativi di amianto naturale italiano sono localizzati nella fascia alpina occidentale (Valmalenco, media Valle d’Aosta, Valli di Lanzo, Valle di Susa) e lungo l’arco appenninico settentrionale (linea Sestri Voltaggio, Emilia Romagna).

Con la legge n.257 del 1992 lo Stato italiano ha bandito l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e MCA, ma purtroppo non ha vietato l’uso di quanto realizzato prima della sua entrata in vigore.

Definizione di MCA

Si definiscono materiali contenenti amianto (MCA) i manufatti di produzione umana che al loro interno hanno una percentuale superiore all’1% di fibre di amianto in matrice libera o legata ad altro materiale (cemento, vinile, bitume, ecc).

Gli MCA friabili sono i più pericolosi perché possono essere sbriciolati e ridotti in polvere con la sola pressione di un dito.

Gli MCA compatti sono duri e, se mantenuti in buone condizioni, possono essere scalfiti solo mediante l’uso di strumenti meccanici.

A questo proposito è giusto chiarire che gli MCA presenti lecitamente nel nostro paese risalgono nella migliore delle ipotesi al 1992 (per alcune produzioni industriali al 1994) pertanto casi di non usurazione in ambienti esterni soggetti all’azione degli agenti atmosferici sono praticamente impossibili.

Collage di MCA friabili (guarnizioni, floccato, corde, ecc) e compatti (copertura, pavimento vinialmiento, vascone, canna fumaria)

Ubicazione dei principali MCA presenti nelle scuole

Dal 1994 in tutte le strutture scolastiche, così come negli altri edifici pubblici e privati, vige l’obbligo di effettuare il censimento dei MCA.

Non è possibile escludere a priori che anche in scuole costruite dopo il divieto di commercializzazione dell’amianto (1992) siano presenti MCA. Un caso tipico è il ritrovamento di componenti in amianto interne a vecchi strumenti di laboratorio ancora in uso.

Il foglio illustrativo “Amianto nelle scuole” (2012), curato dall’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL), indica localizzazione e caratteristiche degli MCA presenti con maggiore frequenza nelle scuole.

Individuazione e bonifica degli MCA

Per essere certi che un manufatto contenga fibre di amianto, anche solo in una sua componente limitata, è necessario effettuare le seguenti procedure

– campionamento: dopo avere spruzzato un prodotto incapsulante nella parte del manufatto che si andrà a disturbare, un addetto munito degli opportuni dpi, preleva un piccolo campione di materiale con delle pinze;

– analisi di laboratorio: il campione viene portato in un laboratorio riconosciuto dallo Stato e viene analizzato con un microscopio elettronico a scansione (SEM) capace di fornire un esito definitivo sulla natura chimica e morfologica delle fibre.

Confermata la presenza di MCA occorre effettuare la valutazione del rischio per determinare il tipo di bonifica più indicato. Contrariamente a quanto si potrebbe credere, la bonifica non coincide sempre con l’eliminazione del problema.

Il Decreto Ministeriale 06/09/1994 individua 3 tipi di interventi possibili a seconda della percentuale di superficie di MCA danneggiata: sopra al 10% si ha

  • bonifica per rimozione: il manufatto viene eliminato dall’edificio e inviato in una discarica speciale per lo smaltimento. E’ la tecnica più costosa e più rischiosa dal punto di vista della contaminazione di ambiente e addetti ai lavori, ma nel lungo periodo si rivela la scelta più vantaggiosa e sicura.

sotto al 10% si possono avere

  • bonifica per incapsulamento: gli MCA vengono trattati con sostanze penetranti o coprenti allo scopo di inglobare le fibre, fissarle alla superficie o di creare una guaina protettiva. Più economica e meno rischiosa nel breve periodo, non produce rifiuti ma comporta obblighi di controllo e manutenzione e dopo un certo tempo va ripetuta. L’effetto impermeabilizzante dell’incapsulante rende più complessa la successiva bonifica per rimozione;
  • bonifica per confinamento: installazione di una barriera protettiva (spesso in lamierino metallico) per separare il MCA dall’ambiente in cui si trova. Per evitare il rilascio di fibre va preceduta da trattamento incapsulante. E’ indicata per MCA che si trovano in aree circoscritte e poco frequentate (colonne, tubazioni, ecc) e comporta anch’essa obblighi di controllo e manutenzione.

Qualsiasi azione di bonifica deve avvenire in assenza di studenti e personale.

Le verifiche sulla presenza di amianto e sullo stato degli MCA e delle fibre aerodisperse, così come la manutenzione dell’intera struttura scolastica, la messa a norma degli impianti e l’eliminazione delle barriere architettoniche, sono prerogativa dell’ente proprietario:

  • il Comune per le scuole primarie e secondarie di primo grado
  • la Provincia o la Regione per le scuole secondarie di secondo grado

Gestione degli MCA

Per incidere sui comportamenti degli studenti, così come dei docenti, si deve, quindi, lavorare anche sulla gestione della sicurezza a scuola, raccordando, per quanto possibile, gli interventi strutturali, la cui competenza ricade sugli enti proprietari, a quelli organizzativi e gestionali, che rientrano nelle responsabilità dei Dirigenti scolastici.

Documento di indirizzo per la sicurezza negli istituti scolastici del Piemonte (BU 27 05/07/2012)

Dopo avere individuato gli MCA presenti in una scuola il Dirigente Scolastico deve redigere un Piano di prevenzione (o Piano di controllo e manutenzione) che preveda, ai sensi del D.lgs. 81/2008, i seguenti punti:

INFORMAZIONE

  • Comunicazione al personale docente e ATA, agli studenti e alle ditte appaltatrici dei servizi di pulizia/manutenzione della presenza e localizzazione dei MCA.
  • Uso della cartellonistica specifica per segnalare la presenza di MCA.
  • Comunicazione ai genitori degli studenti dell’esistenza e dell’attuazione del Piano di prevenzione scolastico relativo al rischio amianto.

FORMAZIONE

  • Formazione del personale docente e ATA, degli studenti e delle ditte appaltatrici sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto e su come comportarsi nei luoghi in cui è presente.

VERIFICHE PERIODICHE

  • Verifica mensile degli MCA nei luoghi maggiormente frequentati (aule, corridoi, bagni, palestre, mense) tramite ispezione visiva e monitoraggi ambientali.
  • Verifica ogni sei mesi dei luoghi meno accessibili non frequentati dagli studenti (locali caldaie, locali tecnici).

INTERVENTI PER LA PREVENZIONE DI DANNI AGLI MCA

  • In caso di danneggiamenti improvvisi e limitati (piccole rotture di mattonelle viniliche, ecc) è necessario provvedere immediatamente al restauro con materiali incapsulanti capaci di prevenire la dispersione di fibre.

La legge italiana considera fibre dannose per la salute umana quelle rientranti nella definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):

  • lunghezza superiore a 5 micron
  • diametro inferiore a 3 micron
  • rapporto lunghezza/larghezza superiore a 3:1.

Nei luoghi di lavoro e di vita dove sono presenti MCA è opportuno controllare periodicamente lo stato di degrado dei manufatti (ispezione visiva) e misurare la concentrazione di fibre disperse in aria (monitoraggi ambientali).

L’art.254 del D.lgs. 81/2008 stabilisce che il datore di lavoro provvede a fare in modo che nessun lavoratore sia esposto a una concentrazione di amianto nell’aria superiore al valore limite di 0,1 fibre per centimetro cubo (0,1 ff/cm3) con media ponderata in un’arco temporale di 8 ore .

Foibre di crisotilo viste con la MOCF e con il SEM-EDS

Per misurare il numero di fibre aerodisperse si effettuano dei campionamenti dell’aria e l’analisi al microscopio delle fibre rinvenute. L’analisi può avvenire tramite

MOCF (Microscopio Ottico in Contrasto di Fase): indicata per screening veloci e controlli ripetuti nel tempo, individua la quantità di fibre normate senza discriminare se si tratti di amianto o no. In questo senso ha molto valore l’esperienza dell’analista. La MOCF-LP (a Luce Polarizzata) permette di individuare la qualità di fibre anche piccolissime.

SEM (Microscopio Elettronico in Scansione): fornisce immagini tridimensionali ad alta risoluzione permettendo un’esame morfologico preciso. Dotato di Spettrometro in Dispersione di Energia (SEM-EDS) rileva anche la composizione chimica della fibra.

Ruoli del sistema di sicurezza

L’art.3 del D.lgs. 81/2008 (o Testo unico sulla sicurezza sul lavoro) prevede che le norme contenute nello stesso siano applicate a tutti i settori di attività pubbliche, comprese università, istituti di istruzione universitaria, istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica, istituti di istruzione ed educazione di ogni ordine e grado, e a tutte le tipologie di rischio.

DATORE DI LAVORO identificato nel Dirigente Scolastico (DS) con autonomi poteri decisionali e di spesa

– sovraintende a sicurezza, formazione e salute dei lavoratori;
– ha l’obbligo di fare effettuare la valutazione dei rischi;- in caso di presenza di MCA non rimovibili fa elaborare un Piano di Prevenzione;
– nomina il Responsabile Rischio Amianto;
– vigila sulla sorveglianza sanitaria.

PREPOSTI hanno poteri funzionali circoscritti

– vigilano sulla condotta di lavoratori e studenti e impartiscono ordini per garantire l’attuazione delle direttive sulla sicurezza;
– segnalano anomalie e rischi al DS;
– frequentano corsi di aggiornamento previsti dalle legge.

Sono considerati preposti di fatto

Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA)

– sovrintende al lavoro del personale amministrativo;
– vigila sull’applicazione delle procedure di sicurezza indicate dal RSPP sul Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

Vice Preside e Responsabile di Plesso

– sovraintende il lavoro del personale docente;
– vigila su svolgimento attività didattiche secondo quanto previsto da Documento di Valutazione del Rischio (DVR).

Responsabili di laboratorio (tecnici di laboratorio, insegnanti tecnico-pratici, docenti di materie teoriche)

– formano gli allievi all’uso di attrezzature, macchine e tecniche di lavorazione
– promuovono la conoscenza dei rischi e delle norme di prevenzione e sicurezza;
– informano sull’uso idoneo dei dispositivi di protezione personale.

Responsabili delle palestre (insegnante di educazione fisica)

– addestrano gli alunni all’uso degli attrezzi ginnici;
– informano su quanto prevede il codice civile per garantire la propria e altrui sicurezza;
– formano su pericoli e rischi e su come prevenirli.

RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (RSPP) costituito da un responsabile o più addetti è nominato dal DS. Se esterno alla scuola deve attivare un Servizio Prevenzione e Protezione (SPP) con adeguato numero di addetti (ASPP) interni. Deve aver partecipato a specifici corsi di formazione e avere almeno un diploma di istruzione secondaria

– individua i fattori di rischio e li valuta;
– elabora misure preventive e protettive;
– elabora le procedure di sicurezza per le varie attività scolastiche;
– propone programmi di formazione e informazione dei lavoratori;
– fornisce informazioni su pericoli e rischi ai lavoratori.

RESPONSABILE RISCHIO AMIANTO (RRA) figura con documentata esperienza nella gestione del rischio amianto che coordina e controlla tutte le attività connesse al Piano di Prevenzione

– realizza la mappatura degli MCA;
– decide tipologia e modalità degli interventi di manutenzione necessari e li fa approvare;
– stabilisce i comportamenti che lavoratori e studenti devono adottare per evitare o minimizzare
– eventuali rischi da contatto/movimentazione degli MCA;
– redige le informative destinate a lavoratori e studenti;
– sovraintende all’esecuzione di controlli periodici e campionamenti ambientali;
– fornisce al RSPP gli elementi per valutare il rischio amianto e insieme a quest’ultimo
– gestisce le interferenze con imprese esterne.

MEDICO COMPETENTE nominato dal dirigente scolastico

– collabora a individuare i rischi connessi a ciascuna attività e ad elaborare le linee guida del sistema di prevenzione e protezione;
– rivede l’organizzazione del lavoro per prevenire eventuali tecnopatie;
– promuove la salute e misure igieniche idonee;
– visita periodicamente i luoghi di lavoro ed esprime una valutazione sui rischi;
– effettua controlli periodici sullo stato di salute dei lavoratori;
– redige e gestisce la cartella sanitaria e di rischio di ogni lavoratore.

SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO addetti individuati dal DS, previa consultazione del Medico competente, istruiti per assicurare i servizi di urgenza alle persone infortunate.

SQUADRA ANTINCENDIO addetti formati per prevenire lo sviluppo di incendi e stabilire le misure precauzionali con compiti di controllo e manutenzione degli impianti e delle attrezzature antincendio.

SQUADRA DI EVACUAZIONE addetti individuati dal DS, previa consultazione con il RLS, istruiti sui rischi specifici presenti nella scuola.

RAPPRESENTANTE/I DEI LAVORATORI ALLA SICUREZZA (RLS) è/sono eletto/i dai lavoratori (1 sino a 200, 3 sino a 1000, 6 oltre i 1000).

LAVORATORI ovvero personale docente e personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario (ATA).

LAVORATORI EQUIPARATI ovvero studenti nelle condizioni specificate dall’art.2 del D.gls. 81/2008.

UTENTI ovvero gli studenti non lavoratori e chiunque frequenti la scuola come esterno (es.: genitori).

Ai sensi dell’art.2 del D.gls. 81/2008 la qualifica di lavoratore vale anche per gli studenti

  • beneficiari delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento promossi sulla base dell’art.18 della Legge 196/1997 e di specifiche normative regionali sull’alternanza scuola lavoro;
  • che fanno uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici o strumentazioni con videoterminali nel solo momento in cui l’attività viene svolta.

Segnalazioni, informazioni e supporto

Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.

Art.20 del D.gls 81/2008

In base all’art.20 del D.gls 81/2008 le figure identificate come “lavoratori” hanno l’obbligo di segnalare la presenza di pericoli e rischi riscontrati nell’ambiente scolastico. Tutti gli studenti hanno il diritto di presentare segnalazioni e reclami alle figure preposte al rispetto della sicurezza:

– Dirigente scolastico
– RSPP o addetti SPP
– RRA.

Indicazioni sulle modalità di presentazione di segnalazioni e reclami possono essere reperite nella Carta dei Servizi presenti sul sito della scuola o richieste presso la segreteria.

Nel caso in cui il personale scolastico o gli studenti riconosciuti come “lavoratori” volessero consultare la documentazione ufficiale sui i rischi legati alle attività svolte nella scuola è possibile richiedere la visione del DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI (DVR) presente per legge presso ogni struttura.

Nelle scuole con presenza accertata di MCA deve essere disponibile anche il Documento di Valutazione del Rischio Amianto. In questo documento sono elencati tutti i manufatti contenenti amianto monitorati nell’edificio scolastico.

Quindi volendo sapere dove si trova l’amianto segnalato da un cartello all’entrata di un’aula, qualora i preposti o la dirigente non sapessero fornire indicazioni precise, troveremmo qui la risposta.

Per visionare il DVR i genitori degli studenti minorenni possono inoltrare una richiesta di accesso agli atti amministrativi alla Dirigenza Scolastica. Non essendo il DVR un atto propriamente amministrativo è possibile che la richiesta venga rigettata. In questo caso, utilizzando come tramite un membro degli Organi Collegiali, si può provare a contattare il RLS oppure ci si può rivolgere a una sigla sindacale interna.

Nel caso lavoratori o studenti, potessero contare sul parere di un tecnico del settore amianto, per avere un quadro completo della situazione con aggiornamenti su obblighi e monitoraggi predisposti dall’Azienda Sanitaria Locale, si può presentare richiesta di accesso agli atti all’ente proprietario (Comune, Provincia, Regione, Stato).

Qualora la denuncia pubblica di problemi connessi alla sicurezza all’interno della struttura o il reperimento di informazioni dovute venisse ostacolato, personale e studenti possono chiedere supporto a

– una sigla sindacale interna o esterna
– un’associazione per la lotta all’amianto
– un associazione per la tutela dei consumatori.

Indagini sulla presenza di amianto nelle scuole

Nel 2015 l’INAIL, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Centro Amianto Regionale dell’Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL) di Viterbo, ha condotto un’indagine per la mappatura degli MCA presenti nelle scuole del Lazio concludendo che:

ad oltre 20 anni dall’inizio del processo di messa al bando e di dismissione dell’amianto per i gravi problemi alla salute che provoca, non vi è ancora una diffusa e adeguata conoscenza di come convivere in sicurezza con tali materiali, sino alla loro rimozione.

Pacimenti in vinilamianto usurati o rotti nelle scuole del Lazio La presenza di MCA ancora in uso è stata rilevata nel 15% delle 1.451 scuole (40% del totale regionale) visionate. In prevalenza si è trattato di MCA compatti: ai primi posti ci sono cassoni idrici, pavimenti in vinilamianto in aule, corridoi, mense e palestre, coperture in cemento amianto.

Merita poi un approfondimento la diffusa presenza di pavimenti realizzati con piastrelle viniliche contenenti fibre di amianto, che sono risultati al sopralluogo, spesso in cattive condizioni (vedi anche le foto nell’Allegato “Casi particolari”). Si ricorda che le fibre sono inglobate nella matrice plastica delle piastrelle ed il rilascio in aria è molto poco probabile ma si ricorda anche che sovente le piastrelle risultano installate con l’utilizzo di collanti con amianto ed il problema nasce quando la piastrella si stacca; in tali casi la pavimentazione va restaurata quanto prima ed il pavimento con le piastrelle mancanti deve essere confinato, a meno che non si abbiano riscontri analitici negativi per la presenza di amianto in tali materiali.

La presenza di MCA friabili è risultata limitata a guarnizioni di caldaie e di attrezzi in locali accessibili solo al personale tecnico. In un solo caso è stato trovato dell’amianto a vista friabile su alcune porte spargifuoco.

Il VI Rapporto ReNam indica come fonti di esposizione ambientale nelle scuole l’amianto usurato o disturbato impropriamente presente nelle strutture edilizie (pannellature, amianto spruzzato nelle palestre, ecc), le coibentazioni di tubazioni, vari cartoni e tessuti utilizzati nei laboratori tecnici e artigianali, il DAS in polvere (privo di asbesto da quando venduto sotto forma di panetto).

Quando il rischio amianto è oggettivo

E’ ipotizzabile che nei polmoni di chiunque siano presenti delle fibre di amianto naturali o antropiche, ma questo non fa di noi degli esposti in senso sanitario.

I soggetti esposti a rischio amianto certo sono persone che hanno inalato o inalano anche piccoli quantitativi di fibre per un periodo di tempo prolungato e in forma continuativa. A seconda dell’ambiente in cui l’esposizione ha luogo si parla di

  • esposizione professionale: produzione di amianto o MCA (sino al 1992) e/o presenza di MCA negli ambienti di lavoro;
  • esposizione domestica: presenza in casa di MCA o più spesso di fibre portate da indumenti indossati sul posto di lavoro;
  • esposizione ambientale: residenza limitrofa ad affioramenti di amianto naturale, a stabilimenti o cave che prima del 1992 lavoravano (vedasi il caso della Eternit di Casale Monferrato) o estraevano minerali amiantiferi, a strutture con presenza di ingenti quantità di MCA o RCA (coperture di estesi siti industriali o agricoli, discariche illegali, ecc.).

Le vie primarie di esposizione all’amianto sono l’inalazione e l’ingestione (acqua contaminata, ad esempio, per uso di tubazioni in cemento-amianto corrose). Il grado di penetrazione nei polmoni è determinato dal diametro delle fibre, le fibre più sottili possono depositarsi in profondità.

Patologie asbesto correlate

L’esposizione può comportare lo sviluppo di diversi tipi di patologie a danno degli apparati respiratorio e digerente e di altri organi come il cuore. Si va da malattie croniche invalidanti (placche e ispessimenti pleurici, fibrosi polmonari) o degenerative (asbestosi) a forme di tumorali con esito attualmente sempre mortale come il mesotelioma maligno.

L’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro ( IARC) dell’OMS riconosce come amianto correlate (o dipendenti) le seguenti neoplasie

  • cancro al polmone
  • mesotelioma maligno (pleurico, pericardico, peritoneale o della tunica vaginale del testicolo)
  • cancro della faringe
  • cancro dell’esofago
  • cancro dello stomaco
  • cancro del colon retto
  • cancro dell’ovaio

Le forme tumorali maligne asbesto correlate più diffuse, allo stato attuale, possono essere diagnosticate solo diversi anni dopo che l’esposizione al cancerogeno ha avuto luogo. Il cancro al polmone ha una latenza media di 15-20 anni, il mesotelioma pleurico di 20-40 anni.

Dal 2002 è stato istituito anche in Italia il Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNam) con funzione di sorveglianza epidemiologica. In ogni Regione i COR (Centri Operativi Regionali) rilevano i nuovi casi e i casi mortali di mesotelioma e malattie asbesto correlate, indagano su di essi e trasmettono le informazioni alla sede centrale ReNam presso l’INAIL di Roma.

Casi di esposizione in ambiente scolastico

L’indagine Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) sulla condizione degli istituti scolastici italiani condotta nel 2014 quantificava in 2000 le scuole con presenza di MCA , in 342.000 gli studenti potenzialmente esposti al rischio amianto e in 50.000 i professori.

Benché gli studenti costituiscano circa i 7/8 della popolazione scolastica non esistono dati ufficiali sull’impatto sanitario dell’amianto a loro carico.

I dati ufficiali disponibili riguardano la sola l’incidenza del raro mesotelioma maligno sul solo personale lavorativo (insegnanti, personale tecnico, amministrativo e ausiliario).

VI Rapporto ReNam

I casi di mesotelioma maligno (MM) della pleura del peritoneo, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo inseriti nelle statistiche ReNam sono quelli classificati come certi, probabili o possibili segnalati ai COR dalle Aziende Sanitarie Locali nel periodo 1993-2015.

Le stime delle misure di incidenza delle Regioni Molise, Calabria e Sardegna, essendo incomplete causa difficoltà di reperimento delle schede di dimissione ospedaliera, sono state escluse. Le analisi epidemiologiche descrittive e le misure di esposizione fanno invece riferimento ai dati di tutte le Regioni italiane.

Il VI Rapporto ReNaM indica che i casi di MM registrati nella categoria economica istruzione, sono stati pari al 4.3% del totale nazionale.

I casi di esposizione tra chi ha lavorato nella scuola per almeno un periodo sono stati 91 (58 uomini e 33 donne), quelli tra chi vi ha lavorato in modo esclusivo 61 (29 uomini e 32 donne).

Casi di mesotelioma pleurigo nella categoria Istruzione registrati tra il 1993 3 il 2015
Fonte VI Rapporto ReNam 2018

L’età media in cui questi casi sono stati diagnosticati è 66 anni, il tempo medio trascorso dall’esposizione alla comparsa della malattia (latenza) 38-39 anni.

Le mansioni più colpite sono quelle di insegnante elementare, bidello e assimilati, insegnante in scuole e corsi di qualificazione professionale e tecnico di laboratorio chimico.

Toscana (20, 1.8%), Piemonte (25, 1%) ed Emilia Romagna (12, 0.9%) guidano la classifica regionale per numero dinuovi casi di MM rilevati.

Categoria Instruzione casi di mesotelioma maligno registrati dal 1993 al 2015 suddivisi per mansione
Fonte VI Rapporto ReNam 2018

Il boom di bambini e prefabbricati

Negli anni 1960-70 la storia dell’edilizia scolastica italiana, complice il boom demografico, registra una trasformazione epocale: i vecchi palazzi in muratura, divenuti troppo angusti, sono sostituiti da strutture prefabbricate più ampie e di veloce costruzione.

Il brevetto della ditta di prefabbricati Salvit, basato sull’uso di una struttura portante in telai metallici leggeri completata da un abaco di pannelli autoportanti in cemento amianto, intercetta appieno le esigenze del Ministero dell’Istruzione e così in varie località italiane, da Nord a Sud, sorgono edifici Salvit usati come sedi di scuole elementari, medie, superiori o professionali.

In queste strutture allievi e lavoratori hanno vissuto (la speranza è che siano state tutte chiuse) a stretto contatto con il cemento-amianto dei pannelli di cui erano/sono costituite le pareti divisorie interne, i muri perimetrali e i controsoffitti.

Sino al 1992 i pannelli interni non sono stati trattati con prodotti incapsulanti e i lavori di manutenzione dei MCA, comportanti lo spargimento di polveri di amianto (foratura di muri, inserimento/distacco di pensili e complementi di arredo, ecc), sono stati eseguiti senza l’adozione di precauzioni particolari.

Tra il 1992 e il 1994, gli edifici correttamente censiti dal Ministero, dovrebbero avere implementato i protocolli di gestione degli MCA e del rischio amianto previsti dalla legge 257/92 e dai suoi decreti attuativi.

Gli errori e le sviste non sono però mancati, come testimoniato dal Report della seduta del Consiglio Comunale di Bussero (MI) del 23/11/2004, laddove si affronta il tema dell’incidente occorso il 22/10/2004 (il secondo dal 2003) presso la Scuola Media del paese:

un operaio addetto alla sistemazione dell’impianto elettrico ha incautamente forato con un trapano uno dei pannelli (ndr pannelli Salvit a sandwich con PVC, cemento amianto e isolamento interno in lana di vetro) facendo liberare nell’aria polveri di amianto nel corso del regolare svolgimento dell’orario scolastico.

Nel documento il Sindaco di Bussero afferma che la ditta esecutrice dei lavori, prevedendo di lavorare durante le vacanze estive e di non disturbare alcun MCA, aveva presentato un Piano di Sicurezza privo delle specifiche sul rischio amianto.

In questa occasione il personale ausiliario giustamente si rifiutò di ripulire le polveri lasciate sul pavimento e il Comune decise di mandare a ripulire la ditta di impianti elettrici che aveva cagionato il danno. Questa ditta aveva esperienza nella rimozione di polveri di amianto e nel suo smaltimento? Era iscritta all’Albo dei Gestori Ambientali?

La squadra di pulizie era di fatto la ditta … abbiamo detto alla ditta che faceva i lavori: avete rotto, pulite. Allora hanno fatto loro la pulizia della scuola, che era quel po’ di polvere. Tra l’altro vi è anche il verbale del responsabile di cantiere, in questo caso il titolare della ditta che naturalmente dà la sua versione e secondo lui tra l’altro quella polvere per terra non era nemmeno imputabile ai forellini perché gli operai avevano bagnato la parete per trattenere la polvere ed era imputabile semplicemente alla rimozione dei pannelli, quindi era terriccio che era caduto, mettiamo che sia la polverina dei buchi. Questi sono i verbali che ci sono in questo faldone di ricostruzione dei fatti.

Il giorno seguente la scuola fu riaperta perché, anche questa volta, come durante i monitoraggi eseguiti dal 1997 in poi le fibre aerodisperse rilevate erano risultate ben al di sotto di 20.

Quindi, sulla base di questa convinzione e sulla base stessa che l’ASL era stufa di sentire l’Amministrazione Comunale che chiedeva sopralluoghi su una scuola, è ciclica questa richiesta di controllare la scuola perché è pericolosa … tutte le volte che misurano, le misure danno sempre lo stesso risultato, ha detto alla scuola: pulite, entrate, andate avanti.

Gli insegnanti, che insieme al personale ausiliario e amministrativo avevano frequentato la scuola anche durante l’esecuzione dei lavori estivi, furono tacciati di eccessivo allarmismo per aver deciso di evacuare la scuola nell’immediatezza dell’incidente.

Dal Rapporto di Autovalutazione 2017-18 dell’Istituto Comprensivo Montegrappa di Bussero, in cui è stata inglobata la scuola secondaria, apprendiamo che in essa sono ancora presenti muri contenenti amianto.

Oggi i prefabbricati Salvit non più in uso, come la scuola elementare Madonna del Popolo di Omegna (VB), costituiscono un grave peso per gli enti proprietari e le comunità in cui sono sorti sia in ragione degli ingenti costi della loro bonifica, sia per gli aspetti sanitari connessi al loro degrado.

Altre ditte di costruzioni coinvolte nel boom dei prefabbricati sono state Bini, Bortolaso, Ceto Medio, Comansider, Coprefel, Edilplast, Elp, Feal, Grassetto, Greppi, Ipi, Ircom, Isci, Pasotti, Pollice, Saira, Siaro, Spred-Gaburri, Spred-Laingmet, Spred-Pizzarotti, Tecnosider, Valdadige, Vibrocemento.

Cronache fiorentine

Nel 1997 la protesta degli studenti della sezione grafica dell’Istituto Lucrezia Tornabuoni, un prefabbricato infestato da MCA in via San Donato a Firenze, su cui anche la magistratura aveva aperto un’inchiesta, fu coronata dal successo: in seguito all’intervento della tv privata le attività didattiche vennero ricollocate altrove e alcuni MCA furono rimossi.

Sette anni più tardi la famiglia dell’insegnante Maria Del Bono, deceduta a soli 54 anni di mesotelioma pleurico e l’ex custode, Salvatrice Cannella di 58 anni, a cui era stata diagnosticata la stessa patologia, si rivolgevano alla stampa per mettere in guardia chi aveva lavorato nella scuola e chiedere alle autorità di fare chiarezza sulla vicenda.

Nella palestra dell’Istituto, frequentata quotidianamente dal 1992 al 1997 dalla professoressa muri e soffitti erano costituiti da pannelli con fibre di amianto, che colpiti dalla palla liberavano della polvere sospetta.
Il medico del lavoro dell’Università di Firenze, che certificò il caso di mesotelioma maligno della prof.ssa Dal Bono, lo classificò come caso di sospetta origine professionale poiché nell’anamnesi non erano emerse cause di esposizione extralavorativa e la presenza di amianto nella palestra del Tronabuoni era stata accertata.

Salvatrice Cannella, impiegata stabilmente nella sede di San Donato dal 1995 al 1997 e poi saltuariamente, si occupava della pulizia del cortile in cui erano state accatastate, senz’altra protezione che un telo di plastica, le parti della copertura in cemento-amianto della ex tettoia.
La custode ricordava di essere stata chiamata spesso a spazzare le polveri prodotte da alcuni studenti che avevano l’abitudine di saltare sui laterizi in cemento-amianto. Anche le pulizie finali seguite alla loro rimozione, furono eseguite da lei e da altri membri del personale ausiliario.

Le prime denunce sulla presenza di polveri sospette provenienti dai pannelli ammaccate delle aule scolastiche risalivano al 1992.

Dopo il trasferimento delle attività didattiche il plesso fu abbandonato finché nei primi del 2000 la Provincia bonificò e mise a norma due lotti per sistemarvi l’Istituto Sassetti Peruzzi. Un terzo blocco, dopo erano conservati pannelli contenenti amianto, venne sigillato e interdetto al pubblico.

Altro caso fiorentino è quello dell’ITI-IPIA Leonardo Da Vinci dove la morte per neoplasia di 5 docenti, tra cui un caso di adenocarcinoma polmonare, nel 2016, ha dato origine a un esposto con relativa inchiesta della magistratura.

La sede del Biennio dell’Istituto costruita nel 1965, insieme all’ex mensa, era un prefabbricato con telaio in acciaio, pannellature in cemento amianto e pareti divisorie interne in cartone amianto a media friabilità. Nel progetto originario avrebbe dovuto essere smantellata nell’arco di 25 anni invece è rimasta in uso sino al giugno 2017.

Qui le prime denunce interne risalgono al 1988: gli insegnanti di chimica chiesero al l’Usl un sopralluogo urgente perché i pannelli del soffitto, muovendosi continuamente disperdevano polveri nell’aria e “provocavano irritazioni della pelle e degli occhi, laringiti, faringiti e tracheiti” riconducibili all’amianto. Nonostante la Usl avesse disposto la rimozione dei pannelli questi rimasero al loro posto.

Nel 1997 Arpat e Asl, ritenendo troppo oneroso manutenere in sicurezza i 6000 mq di MCA del Biennio si espressero per il suo abbattimento. In questa circostanza il Preside dichiarò inagibile la Palestra e si cercano soluzioni alternative all’uso del prefabbricato finché nel 2004-2005 il Responsabile Amianto del Comune ne decretò la chiusura.

Circa 2 anni dopo, quando il Comune cedette la scuola allo Stato con la speranza che potesse ottenere maggiori fondi per il suo risanamento, il Biennio fu inaspettatamente riaperto.

Prima di essere bonificati erano in cemento amianto anche i tetti del Professionale Vecchio, delle Officine del Triennio, del Professionale nuovo, dell’edificio di Edilizia e dell’ex mensa.

Ex allievi dell’indirizzo odontotecnico hanno dichiarato che l’amianto veniva lavorato, come da programma ministeriale, sotto forma di nastro ed erano utilizzati guanti, grembiuli e forni in amianto anche dopo il 1992.

Il caso di un docente, che lavorò nella scuola sino al 1963, prima della costruzione del biennio, e si ammalò di mesotelioma pleurico è stato riconosciuto dal ReNam.

Nel marzo del 2017 il Comune di Firenze ha stanziato 300.000 Euro per la demolizione del prefabbricato del Biennio. I soldi per la costruzione del nuovo edificio (8.000.000.000) sono arrivati da Regione e Stato.

In luglio, dopo l’abbattimento, l’avv. Bonanni dell’ONA, impegnato nel tentativo di non far archiviare l’inchiesta sui docenti morti di tumore, denunciava di non aver potuto condurre le indagini difensive: il permesso di eseguire campionature di nanoparticelle aerodisperse nella struttura era stato negato al pari dell’acquisizione di 40 cartelle cliniche di lavoratori colpiti da patologia.

Nonostante vigesse per gli studenti il divieto di correre e sbattere le porte, di urtare, graffiare o forare le pareti trattate con vernici incapsulanti, il Da Vinci dal 2007 in poi è stata considerata una struttura sicura perché i controlli semestrali per il rilevamento di fibre e polveri aerodisperse hanno sempre dato esito negativo.

In un’intervista del 2016 il professor Luciano Macrí, membro della RSU da 40 anni all’ITI, commentando il rifiuto dell’ASL di sottoporre il personale e gli studenti a misure di sorveglianza sanitaria, esprimeva il timore che si volesse far passare l’idea per cui “respirare poche fibre di amianto non fa male”, nonostante lo IARC abbia stabilito che non esiste una soglia di esposizione minima al di sotto della quale si possa ritenere non cancerogeno.

Macrí si domanda perché il Biennio dell’ITI Da Vinci nei primi del 2000 non sia stato chiuso definitivamente al pari di altre scuole fiorentine con MCA, tra cui la Dino Compagni, su cui peraltro non pendeva alcuna disposizione in tal senso suggerita dall’ASL.

La never-ending-story delle bonifiche torinesi

Al centro di questa annosa vicenda di bonifica si colloca Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’Università Statale di Torino, dove nel 1999 l’Azienda Sanitaria Locale accerta la presenza di pannelli in cemento amianto “non in buono stato” sulle facciate esterne dell’edificio.

Quattro anni dopo durante i controlli per la restituzione degli ambienti si scopre che il rettore non ha commissionato alcun analisi del rischio per i lavori di bonifica e la ditta esecutrice ha lasciato frammenti di lastre con crocidolite e crisotilo nei cassonetti dei rifiuti e nei cantieri in costruzione di una biblioteca e della scala di sicurezza.

A questo punto la Procura di Torino chiede all’Università una relazione tecnica sulla situazione amianto a Palazzo Nuovo.

Negli anni successivi si verificano 3 casi di mesotelioma pleurico tra dipendenti ed ex dipendenti della struttura: nel 2005 muore un docente, nel 2012 un ex-ricercatore, nel 2014 un bibliotecario.

Mentre la Procura di Torino indaga sui casi di decesso, nel 2015, un nuovo sopralluogo ASL porta alla chiusura di alcuni uffici, magazzini adiacenti alle aule e della scala principale. Il rettore questa volta viene iscritto nel registro degli indagati per le irregolarità riscontrate nella gestione del rischio amianto e se la cava pagando una multa di 3500 Euro.

L’anno seguente un esposto anonimo denuncia la presenza di MCA presso varie facoltà scientifiche e l’ASL sanziona per le irregolarità riscontrare un’ex dirigente dell’amministrazione tecnica.

Nel 2017 la mappatura dell’intera Università porta all’individuazione di 56 edifici (su 96) con presenza di MCA.
Nello stesso anno vengono terminate le bonifiche presso Rettorato e facoltà scientifiche (in gran parte incapsulamenti) e si annuncia la fine dei lavori a Palazzo Nuovo entro il 2019.

Il 19/01/2018 su segnalazione di alcuni lavoratori l’ASL effettua un sopralluogo e ferma i lavori di bonifica dal terzo al sesto piano per le numerose violazioni riscontrate.

La scuola contaminata di Aulnay-Sous-Bois

Nel novembre del 2014 le autorità francesi scrissero a 13.000 ex studenti che avevano frequentato, tra il 1938 e il 1975, tre scuole situate a una dozzina di metri dallo stabilimento Comptoir des minéraux et des matières premières (CMMP) di Aulnay-sous-Bois (Seine-Saint-Denis, periferia di Parigi) per spingerli a rivolgersi al proprio medico curante. Presso la CMPP sino al 1975 si macinava amianto.

Lo stabilimento che aveva sparso polveri venefiche nell’intero quartiere fu chiuso nel 1991 e abbattuto solo nel 2008 con soldi pubblici. La bonifica dell’area circostante fu per altro parziale.

Nel 1996 la famiglia di Pierre Léonard Voide, ex allievo di una scuola vicina alla CMPP, morto di mesotelioma pleurico a 49 anni, portò il caso alla ribalta delle cronache.

Le associazioni del quartiere e gli ex allievi delle scuole limitrofe nel corso degli anni hanno censito 113 vittime esposte per via professionale e ambientale e tra queste 50 casi di decesso di cui 30 per mesotelioma pleurico e radiazioni ionizzanti.

Il proprietario della CMMP è uscito indenne dalla vicenda e con lui anche i funzionari pubblici, ormai deceduti o troppo anziani, che per anni hanno tentato di negare l’evidenza.

Il processo penale avviato nel 2013 è stato annullato dal PM con parere contrario del giudice per un interpretazione restrittiva del codice penale del 1994 relativa sulla responsabilità delle persone morali.

Nel 2013 il GISCOP (Gruppo di Interesse Scientifico per la Sorveglianza dei Tumori Professionali) ha condotto uno studio sulla zona di dispersione delle polveri di amianto geolocalizzando i casi segnalati dalle associazioni e sottolineando il ruolo di co-esposizione e l’effetto moltiplicatore di amianto, zirconio radioattivo e silice.